FAQ
Ultimo aggiornamento: 26 maggio 2025

La diga potrà produrre energia idroelettrica?

No. L’utilizzo idroelettrico dello sbarramento di Torre Alfina non è stato previsto nella fase attuale del progetto.

Cosa succederà ai terreni privati? Quando si saprà se saranno espropriati o occupati?

Per ora non è stata avviata alcuna procedura di esproprio. La fase attuale serve solo a valutare le soluzioni possibili. Se si deciderà di proseguire con il progetto, verranno prodotti elaborati dettagliati, comunicate ufficialmente le aree coinvolte e notificati i tempi di eventuale esproprio o occupazione. Il dibattito pubblico non equivale ad avviso formale. I proprietari saranno informati in modo diretto e trasparente.

Sono state considerate soluzioni alternative più leggere e rispettose dell’ambiente?

Sì, sono state analizzate anche soluzioni basate sulla natura (Nature-Based Solutions), come piccoli laghi, pulizia dell’alveo o scogliere di contenimento. Tuttavia, non sono state ritenute sufficienti da sole per ridurre il rischio di piena. Possono comunque essere previste come interventi complementari, utili anche per la riqualificazione ambientale del fiume.

La zona dove sorgerà lo sbarramento presenta fenomeni franosi?

Sì, sono state individuate alcune aree con movimenti franosi, già noti e mappati da tempo nei piani ufficiali (PAI, IFFI). Queste informazioni sono state tenute in considerazione fin da ora e saranno ulteriormente approfondite con indagini specifiche per garantire la piena stabilità e sicurezza dell’intervento.

Ci sono criticità legate alla falda acquifera nelle aree delle vasche di laminazione?

I dati preliminari indicano che in alcune aree la falda è poco profonda, ma questo è un aspetto noto e gestibile. Nelle fasi successive saranno condotti studi mirati per definire con precisione la situazione e adottare le soluzioni tecniche più adatte, nel pieno rispetto della sicurezza ambientale e idraulica.

Si è tenuto conto dell’impatto ambientale e dei vincoli europei?

Sì. Se si proseguirà con il progetto, saranno attivati tutti gli strumenti previsti per valutare l’impatto ambientale, tra cui la Valutazione di Incidenza Ambientale (VINCA) e la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Verrà anche verificato il rispetto del principio europeo Do No Significant Harm (DNSH), necessario per l’utilizzo di fondi pubblici o europei.

Sono stati considerati i Contratti di Fiume e le strategie territoriali locali?

Sì. Il progetto ha preso in considerazione i Contratti di Fiume del Paglia, in particolare la Scheda 1.1 del CdF Paglia Lazio, che propone interventi strutturali per laminare e accumulare le acque. Sono state analizzate anche le schede:

1.2 – difesa spondale,

1.3 – sistemazioni idraulico-forestali,

1.4 – riqualificazione e fruizione,

1.5 – monitoraggio del reticolo idrografico.

Queste misure, incluse in un Accordo di Programmazione Negoziata (APN) con la Regione Lazio, sono state ritenute utili per eventuali integrazioni o compensazioni.

Per la parte umbra, è stato considerato il “Secondo Rapporto Intermedio” del CdF Paglia Umbria (2018), non ancora conforme alle linee guida nazionali ma comunque utile come base di riferimento. Inoltre, sono state valutate le Strategie Nazionali per le Aree Interne (SNAI), in particolare l’esperienza della Funzione Associata di Protezione Civile dell’area Sud-Ovest Orvietano, come modello da estendere al bacino interregionale del Paglia.

 

Qual è l’obiettivo del progetto e come tiene conto del cambiamento climatico?

L’intervento nasce per ridurre il rischio di alluvioni nel bacino del fiume Paglia, trattenendo temporaneamente le acque in caso di piogge intense e restituendole in modo controllato. Il progetto considera anche gli effetti del cambiamento climatico, come siccità prolungate ed eventi meteorici estremi, prevedendo invasi utili a sostenere l’irrigazione e a migliorare l’equilibrio ambientale del fiume nei periodi di magra.

È stato redatto un Piano di Emergenza in caso di rottura della diga?

No, non ancora. Il Piano di Emergenza Diga sarà realizzato in una fase successiva e sarà di competenza del futuro gestore dell’infrastruttura, come previsto dalle normative nazionali.

Come è stato coinvolto il territorio e chi ha partecipato al dibattito?

Durante il dibattito pubblico sono stati coinvolti enti locali, associazioni, comitati, sindacati e cittadini. Anche se non tutti gli attori dei Contratti di Fiume sono stati contattati inizialmente, la partecipazione è stata progressivamente ampliata. Sono stati organizzati sia incontri online che in presenza, per garantire la più ampia e inclusiva partecipazione del territorio.