FAQ
Ultimo aggiornamento: 08 agosto 2025

La diga potrà produrre energia idroelettrica?

No. L’utilizzo idroelettrico dello sbarramento di Torre Alfina non è stato previsto nella fase attuale del progetto.

Cosa succederà ai terreni privati? Quando si saprà se saranno espropriati o occupati?

Per ora non è stata avviata alcuna procedura di esproprio. La fase attuale serve solo a valutare le soluzioni possibili. Se si deciderà di proseguire con il progetto, verranno prodotti elaborati dettagliati, comunicate ufficialmente le aree coinvolte e notificati i tempi di eventuale esproprio o occupazione. Il dibattito pubblico non equivale ad avviso formale. I proprietari saranno informati in modo diretto e trasparente.

Sono state considerate soluzioni alternative più leggere e rispettose dell’ambiente?

Sì, sono state analizzate anche soluzioni basate sulla natura (Nature-Based Solutions), come piccoli laghi, pulizia dell’alveo o scogliere di contenimento. Tuttavia, non sono state ritenute sufficienti da sole per ridurre il rischio di piena. Possono comunque essere previste come interventi complementari, utili anche per la riqualificazione ambientale del fiume.

La zona dove sorgerà lo sbarramento presenta fenomeni franosi?

Sì, sono state individuate alcune aree con movimenti franosi, già noti e mappati da tempo nei piani ufficiali (PAI, IFFI). Queste informazioni sono state tenute in considerazione fin da ora e saranno ulteriormente approfondite con indagini specifiche per garantire la piena stabilità e sicurezza dell’intervento.

Ci sono criticità legate alla falda acquifera nelle aree delle vasche di laminazione?

I dati preliminari indicano che in alcune aree la falda è poco profonda, ma questo è un aspetto noto e gestibile. Nelle fasi successive saranno condotti studi mirati per definire con precisione la situazione e adottare le soluzioni tecniche più adatte, nel pieno rispetto della sicurezza ambientale e idraulica.

Si è tenuto conto dell’impatto ambientale e dei vincoli europei?

Sì. Se si proseguirà con il progetto, saranno attivati tutti gli strumenti previsti per valutare l’impatto ambientale, tra cui la Valutazione di Incidenza Ambientale (VINCA) e la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Verrà anche verificato il rispetto del principio europeo Do No Significant Harm (DNSH), necessario per l’utilizzo di fondi pubblici o europei.

Sono stati considerati i Contratti di Fiume e le strategie territoriali locali?

Sì. Il progetto ha preso in considerazione i Contratti di Fiume del Paglia, in particolare la Scheda 1.1 del CdF Paglia Lazio, che propone interventi strutturali per laminare e accumulare le acque. Sono state analizzate anche le schede:

1.2 – difesa spondale,

1.3 – sistemazioni idraulico-forestali,

1.4 – riqualificazione e fruizione,

1.5 – monitoraggio del reticolo idrografico.

Queste misure, incluse in un Accordo di Programmazione Negoziata (APN) con la Regione Lazio, sono state ritenute utili per eventuali integrazioni o compensazioni.

Per la parte umbra, è stato considerato il “Secondo Rapporto Intermedio” del CdF Paglia Umbria (2018), non ancora conforme alle linee guida nazionali ma comunque utile come base di riferimento. Inoltre, sono state valutate le Strategie Nazionali per le Aree Interne (SNAI), in particolare l’esperienza della Funzione Associata di Protezione Civile dell’area Sud-Ovest Orvietano, come modello da estendere al bacino interregionale del Paglia.

 

Qual è l’obiettivo del progetto e come tiene conto del cambiamento climatico?

L’intervento nasce per ridurre il rischio di alluvioni nel bacino del fiume Paglia, trattenendo temporaneamente le acque in caso di piogge intense e restituendole in modo controllato. Il progetto considera anche gli effetti del cambiamento climatico, come siccità prolungate ed eventi meteorici estremi, prevedendo invasi utili a sostenere l’irrigazione e a migliorare l’equilibrio ambientale del fiume nei periodi di magra.

È stato redatto un Piano di Emergenza in caso di rottura della diga?

No, non ancora. Il Piano di Emergenza Diga sarà realizzato in una fase successiva e sarà di competenza del futuro gestore dell’infrastruttura, come previsto dalle normative nazionali.

Come è stato coinvolto il territorio e chi ha partecipato al dibattito?

Durante il dibattito pubblico sono stati coinvolti enti locali, associazioni, comitati, sindacati e cittadini. Anche se non tutti gli attori dei Contratti di Fiume sono stati contattati inizialmente, la partecipazione è stata progressivamente ampliata. Sono stati organizzati sia incontri online che in presenza, per garantire la più ampia e inclusiva partecipazione del territorio.

FAQ al termine degli incontri 

#1 – Sedimenti e diga 

Come verrebbe gestito il fenomeno del trasporto solido in presenza dello sbarramento di Torre Alfina? 

In caso di realizzazione dello sbarramento, saranno elaborati piani di evacuazione dei sedimenti per mantenere la funzionalità dell’invaso e garantire la continuità del trasporto solido a valle. La gestione varia in base alla funzione dell’opera (laminazione oppure invaso permanente con funzione di accumulo), con soluzioni come scarichi di fondo o bypass. È prevista una galleria di deviazione già in fase di cantiere per assicurare la continuità fluviale. Approfondimenti tecnici ed economici saranno sviluppati nelle fasi progettuali successive. 

#2 – Casse di espansione a monte 

Perché nella relazione di progetto non sono state valutate ulteriori casse di espansione a monte della cassa P1? 

Nei progetti attuali non sono previste casse di espansione nell’Alta Valle del Paglia, a monte della cassa P1, per via della morfologia sfavorevole dell’area. I versanti ripidi, le limitate aree pianeggianti e i dissesti diffusi rendono l’area inadatta alla realizzazione di grandi invasi. 

#3 – Arginature già realizzate 

Come mai le arginature realizzate in alcune zone del medio Paglia nel 2012 non sono ritenute sufficienti? 

Le arginature realizzate nel medio corso del Paglia dopo il 2012, pur utili, non garantiscono la piena sicurezza idraulica di Orvieto Scalo, specialmente in eventi con tempo di ritorno superiore a 200 anni. Le sole arginature non sono soluzioni strutturali definitive e possono inoltre trasferire i rischi a valle. Scenari progettuali con invasi o casse di espansione offrono migliori prospettive per la mitigazione del rischio idraulico. 

#4 – Espropri 

Le aree coltivate adiacenti ad alcune casse di espansione verrebbero espropriate? 

Solo le aree direttamente occupate dalle vasche di accumulo nelle casse di espansione sarebbero espropriate, mentre le zone agricole adiacenti resteranno coltivabili, pur trovandosi in area a rischio idraulico.  

#5 – Ragioni dell’opera e città di Roma 

Il principale obiettivo dell’opera è la mitigazione del rischio idraulico nel bacino del Paglia oppure nella città di Roma? 

L’intervento sul fiume Paglia mira principalmente alla riduzione del rischio idraulico nel bacino, in particolare per zone urbanizzate come Orvieto Scalo e il Basso Paglia. Il progetto integra anche finalità plurime, come la gestione della risorsa idrica in risposta al cambiamento climatico. Pur non essendo progettata per Roma, l’opera può contribuire in modo marginale alla mitigazione delle piene del Tevere. 

#6 – Impatti della cantierizzazione 

Come si intende gestire l’impatto sul territorio generato dalla cantierizzazione, con particolare riferimento alla realizzazione dello sbarramento di Torre Alfina? 

L’utilizzo dei materiali di scavo dipenderà dalla loro qualità: potrebbero essere riutilizzati in loco – per realizzare lo sbarramento – o smaltiti secondo normativa. Le vie di accesso al cantiere e le modalità di cantierizzazione saranno valutate e studiate nelle fasi successive della progettazione; si ipotizza la realizzazione di piste di accesso per portare i mezzi sul fondovalle, tenendo in ogni caso ben presenti i possibili impatti su viabilità e ambiente. 

#7 – Contaminazione da mercurio 

Come viene affrontato nel Docfap il tema della contaminazione da mercurio, che caratterizza il fiume Paglia? 

La presenza di mercurio nel fiume Paglia è una criticità ambientale preesistente, riconosciuta da ARPA e considerata nella progettazione del sistema di invasi. La gestione dei materiali di scavo sarà conforme al D.Lgs. 152/2006 e al DPR 120/2017, con destinazione stabilita in base ai livelli di contaminazione. I relativi costi sono già inclusi nel Docfap. La valutazione puntuale della qualità dei materiali e delle modalità di gestione sarà approfondita nelle fasi successive, con il coinvolgimento degli enti competenti. 

#8 – Scenario 5 

In cosa consiste lo scenario 5 e perché non è stato proposto al pari degli altri scenari? 

Lo scenario 5 prevede il rialzo delle arginature esistenti a Orvieto Scalo, già dimensionate per eventi con tempo di ritorno di 200 anni, al fine di aumentare il franco di sicurezza. Pur essendo un intervento poco invasivo e dai costi contenuti, lo si considera un intervento complementare, utile ad amplificare l’efficacia delle soluzioni proposte negli scenari 1, 2, 3 e 4. Le arginature non garantiscono infatti il controllo idraulico di un invaso o di un sistema di invasi e, da sole, possono aggravare il rischio per i territori a valle.